Scritto da Ilenia Maria Melis
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Chiostro del Bramante, Roma – fino al 4 settembre 2016. I Macchiaioli raggiungono la Capitale, in un gioco di luci, ombre, pennellate lievi che trasformano delicate macchie di colore in opere eteree. Nelle quali tuffarsi vivendo atmosfere di pacata e bucolica quotidianità.
UN MOVIMENTO DELICATO
“Io amo il realismo e faccio ciò che amo”. Così si apre la mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate, ospitata nelle sale del Chiostro del Bramante. Un’esposizione caratterizzata da una ricca varietà pittorica, frutto dei maggiori esponenti di un movimento artistico che anima la cultura italiana del periodo dell’Unità; un movimento realista, che coglie gli attimi di quotidianità, e le manifestazioni della natura.
Un susseguirsi di 110 opere, appartenute ai più grandi collezionisti del passato come Gustavo Sforni, Mario Galli, Diego Martelli e Cristiano Banti, intellettuali, imprenditori, mecenati, amanti del bello, desiderosi di lasciare un segno tangibile del loro operato critico, talvolta mossi da sentimenti di amicizia nei confronti degli artisti. Raccolte fondamentali per intendere gli esordi e gli sviluppi di un movimento che rifiutava le linee nette preferendo la delicatezza leggera delle macchie di colore affiancate le une alle altre, i contrasti di luci e ombre che richiamano gli Impressionisti francesi. Una macchia dopo l’altra, si costruiscono le immagini dei più grandi protagonisti della seconda metà dell’Ottocento.
Nove sezioni suddivise si avvicendano, proponendo le soffici e vibranti opere dei Macchiaioli quasi come se fossero semplici ornamenti che dolcemente adornano piccoli salotti ottocenteschi, specchio di una società alla ricerca di serenità.
TRATTI LIEVI E PAESAGGI BUCOLICI
Si incontrano occhi dolci che guardano il visitatore nella loro giovinezza appena sbocciata; con grazia la giovane Alaide Banti, ritratta da Michele Gordigiani, si staglia con la sua morbida veste azzurra su uno sfondo grigio, in cui cui risalta il giovane incarnato. Ritratti psicologici che suggeriscono sfumature caratteriali dei personaggi raffigurati e il loro contesto sociale come quello di Giorgio Capranica del Grillo che rifulge nell’opera di Giovanni Boldini. Forti contrasti chiaroscurali incutono paura con la loro ombra cupa ne Il ponte della Pazienza a Venezia (1856) di Telemaco Signorini. Sono istantanee di vita quotidiana, invece, le campagne di Maremma solcate dai butteri di Giovanni Fattori (Butteri e mandrie in Maremma, 1894) uno dei maggiori esponenti della scuola dei Macchiaioli, mentre cieli ampi incorniciano i giovani sposi ottocenteschi (I promessi sposi di Silvestro Lega).
Pennellate lievi si alternano vibranti l’una accanto all’altra, donando una vitalità luminosa all’opera di Alphonse Maureau (La Senna, 1876-77). Un vociare tra donne, sieste pomeridiane, dolci riposi dopo la fatica del lavoro, paesaggi in cui specchiarsi nel silenzio solitario della campagna. Il mondo dei campi diviene punto prediletto di osservazione nella fuga dal contesto sociale del tempo. Riflessi giallo oro muovono l’acqua argentea incrinata dal lieve vento e dal frenetico lavorio delle Gramignaie al fiume di Niccolò Cannicci (1896).
SPAZIO ALLA STORIA
Non solo scene bucoliche ma anche attenti richiami storici: in un paesaggio rarefatto le truppe vengono richiamate alla carica da un trombettiere; due eserciti si incontrano formando un elemento corale che non mette in secondo piano l’individualità dei protagonisti, spossati per la fatica (Giovanni Fattori, L’appello dopo la carica, 1895). Ci si trova poi improvvisamente a passeggiare tra le botteghe di Ponte Vecchio a Firenze grazie alla splendida opera di Telemaco Signorini (Il Ponte Vecchio a Firenze, 1878 circa); veduta urbana che si sofferma sui componenti di una scena moderna illuminata dal sole a cui fa da cornice un cielo luminoso oltre i tetti delle abitazioni. Là dove povertà e ricchezza si confrontano ignorandosi, pur percorrendo le stesse strade.
Immagini di sfolgorante luminosità, pennellate irrequiete che rispecchiano i conflitti. Luci che riprendono il realismo francese, che parlano il linguaggio della modernità, che spingono gli artisti nelle zone più impervie e solitarie per cogliere contrasti insoliti. Pennellate eteree che alleggeriscono ritratti e paesaggio, donando loro un velo lattiginoso e onirico.
Ilenia Maria Melis
Roma // fino al 4 settembre 2016
I Macchiaioli. Le collezioni svelate
a cura di Francesca Dini
Catalogo Skira
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
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06 68809035
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