a cura di LICIA VIGNOTTO
Articolo preso da http://www.softrevolutionzine.org/2016/jessie-tarbox/
Ci sono donne a cui penso con stupore, donne che nella propria vita hanno saputo attuare delle piccole importantissime rivoluzioni, infilando la scarpa nello spiraglio della porta che separa consuetudine e possibilità.
La fotogiornalista Jessie Tarbox Beals è tra queste. Fu la prima donna al mondo a pubblicare le proprie foto su un giornale, ma non è questo che la rende speciale. La rende speciale la libertà con cui seppe muoversi in una realtà ipercondizionata e ipercondizionante. La sua è una storia fatta di intuizione e curiosità, audacia, determinatezza, resistenza, mobilità, indipendenza. Dove la capacità di cogliere le occasioni si intreccia a quella di crearle.
Dopo qualche anno comprò una Kodak e aprì di fronte alla propria abitazione uno studio, il primo della cittadina, coinvolgendo il neosposo Alfred Beals nella propria passione. Lei gli insegnò i rudimenti della camera oscura e della stampa e lui divenne il suo assistente.
Nel 1899 arrivò il primo incarico per un giornale: il Boston Post voleva un reportage sulla prigione. Questo lavoro – tutt’altro che comodo, considerato il soggetto e l’ambiente, sicuramente poco usale per una signora dell’epoca – trasformò Tarbox nella prima fotogiornalista americana, impegnata da quel momento in poi per il Buffalo Inquirer e numerosi altri quotidiani.
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