Frequenze Visive e il gruppo Mignon , con il patrocinio del Comune di Vigonovo, nell’ambito della rassegna BORDERLINE, invitano gli appassionati di fotografia
ad una serata con Francesco Cito 20 aprile 2018
Ultimo autore invitato alla rassegna:
“Borderline”
Sala polivalente del Municipio, Via Veneto 2 – Vigonovo (VE)
Il gruppo Mignon di Padova e Frequenze Visive, propongono “Borderline – Tre passi nel fotogiornalismo”, una rassegna di incontri e workshop con tre fotoreporter di fama internazionale e che ha come intento quello di fermarsi a riscoprire il senso di una fotografia “autentica”, attraverso i racconti dei fotografi che hanno aderito all’iniziativa.
Questa rassegna rappresenta, inoltre, un’occasione per conoscere questi autori; attraverso i loro racconti apprenderemo le loro esperienze fotografiche e avremo modo di immergerci nelle più diverse espressioni della fotografia.
20 aprile 2018 – ore 21:00
Incontro con l’autore Francesco Cito. Ingresso libero.
Per Informazioni sulla rassegna: info@mignon.it
presso la sala del municipio, via Veneto 2 Vigonovo (VE)
“Borderline”
LIFE, nata alla fine dell’ottocento come rivista umoristica ma trasformata nel 1936 in espressione del fotogiornalismo mondiale, è stata per anni portatrice, nelle sue pagine, di notizie da tutto il mondo. Milioni di persone attendevano l’uscita della rivista per conoscere ciò che accadeva in luoghi lontani. Le pagine di LIFE erano riempite con le fotografie di moltissimi fotoreporter; alcuni non solo inviavano foto, che arrivavano tramite aerei postali dai posti più remoti della Terra, ma impaginavano direttamente i loro servizi corredandoli con didascalie e a volte anche con i testi. Per quasi un ventennio LIFE ha mantenuto la leadership delle riviste fotogiornalistiche, per poi subire gli effetti dell’ascesa inarrestabile del media televisivo a partire dagli anni cinquanta, un ridimensionamento delle uscite dal 1972, ed essere infine chiusa ufficialmente nel 2007. Oggi l’immagine ha sancito la sua vittoria sulla fotografia: veniamo sopraffatti da una quantità innumerevole di pseudo-fotografie, di rappresentazioni della realtà che per la loro natura evanescente e transitoria non riescono ad essere veicolo di interpretazione del reale. I fotoreporter continuano a pubblicare i loro servizi, ma nel corso degli anni si sono dovuti adattare alle esigenze del mercato delle riviste le quali danno sempre meno spazio alla fotografia e alle inchieste di stampo fotogiornalistico che hanno reso grandi riviste come LIFE. Con l’arrivo della televisione è nata l’esigenza di diffondere sempre più velocemente le immagini di cronaca, per soddisfare la sete di notizie in tempo reale cui i fruitori oggi sono abituati. La figura del fotoreporter, durata fino agli inizi degli anni novanta, ha dovuto quindi – tra la scarsità di riviste che pubblicano servizi, la difficoltà oggettiva inviare foto in “diretta”, il doversi gravare delle spese per realizzare i servizi – inventarsi altri modi per veder pubblicato il proprio lavoro. Con l’arrivo del digitale e di internet, poi, si è risolto il problema dell’invio in tempo reale dei servizi, ma oggi assistiamo alla compromissione del rapporto tra notizia e fruitore finale della stessa: non vediamo più fotografie ma immagini, destinate all’immediato oblio, che compaio su schermi di computer e telefonini per poi svanire senza lasciare traccia (cioè appunto pseudo-fotografie, psèudo, dal greco, primo elemento di parole composite che indica che la qualità espressa è soltanto fittizia).
Con l’arrivo del digitale e di nuovi mezzi per fotografare, non è cambiato il rapporto con la fotografia; è cambiato, purtroppo, il nostro rapporto con le immagini, l’uso che ne facciamo. L’enorme quantità d’immagini che ogni giorno sono prodotte e pubblicate nei social-media, sono il riflesso di una progressiva perdita della comprensione del senso della fotografia; l’utilizzo massivo e indiscriminato di immagini, senza filtri di valutazione né formale, né di contenuto, porta all’assoluta confusione e superficialità. Non guardiamo più dentro la fotografia, non ci chiediamo più cosa, chi o perché è stata scattata una foto; la nostra attenzione si è spostata dalla realizzazione/costruzione dell’immagine, intesa come raccolta di un momento vissuto in prima persona, al consumo dell’immagine, nel senso della produzione/pubblicazione immediata di un momento che svanisce per l’esigenza di passare all’immagine successiva, senza che vi sia il tempo della riflessione. Il tutto alimentato certamente dall’abuso dei media, ma fiorito in seno ad un progressivo impoverimento della cultura visiva.
Nella rassegna “Borderline”, abbiamo inviato tre fotoreporter che ci parleranno di questo cambiamento: Franco Zecchin che per anni, assieme a Letizia Battaglia, ha documentato la mafia a Palermo, rischiando più volte la vita per l’esigenza di documentare questa città ferita; Monika Bulaj, che ha svolto e svolge tutt’ora la sua ricerca sui confini delle fedi, minoranze etniche e religiose, popoli nomadi, migranti, intoccabili, diseredati, in Europa e Asia, in Africa e nei Caraibi; e infine Francesco Cito, che ha realizzato reportage in Afganistan, Libano e nei Territori Palestinesi nei quali è rimasto, tra l’altro, ferito durante gli scontri. “Borderline” vuole fermarsi a riscoprire il senso di una fotografia “autentica”, attraverso l’ascolto di tre fotoreporter di fama internazionale; fotografi che, eroicamente, hanno messo e mettono ancora passione per documentare le ingiustizie, i dolori e le fatiche dell’Uomo.
Sala polivalente del Municipio, Via Veneto 2 – Vigonovo (VE)
Biografia di Francesco Cito
Francesco Cito, è nato a Napoli il 5 maggio 1949. Interrotti gli studi si trasferisce a Londra nel 1972 per dedicarsi alla fotografia. Per sopravvivere nella capitale britannica degli anni 70, si adatta ai più svariati mestieri, dal lavapiatti in un ristorante in King’s Road, al facchino dei Magazzini Harrod’s.
L’inizio in campo fotografico 1975, avviene con l’ assunzione da parte di un settimanale di musica pop-rock (Radio Guide mag.), e per esso gira l’ Inghilterra, fotografando concerti e personaggi della musica leggera. In seguito, divenuto fotografo free-lance, inizia a collaborare con The Sunday Times mag., che gli dedica la prima copertina per il reportage “La Mattanza”. Successivamente collabora anche con L’Observer mag.
Nel 1980, è uno dei primi fotoreporter a raggiungere clandestinamente l’Afghanistan occupato con l’invasione dell’Armata Rossa, e al seguito di vari gruppi di guerriglieri che combattevano i sovietici, percorre 1200 KM a piedi. Sue le foto dei primi soldati della Stella Rossa caduti in imboscate.
Nel 1982 – 83, realizza a Napoli un reportage sulla camorra, pubblicato dalle maggiori testate giornalistiche, nazionali ed estere. Sempre a Napoli nel 1978 on assignment per The Sunday Times mag. aveva realizzato, un reportage sul contrabbando di sigarette dallo interno dell’organizzazione contrabbandiera.
Nel 1983 è inviato sul fronte Libanese da Epoca, e segue il conflitto in atto fra le fazioni palestinesi; i pro siriani del leader Abu Mussa, e Yasser Arafat e i suoi sostenitori. E’ l’unico foto-giornalista a documentare la caduta di Beddawi (campo profughi), ultima roccaforte di Arafat in Libano. Seguirà le vari fasi della guerra civile libanese, fino al 1989.
Nel 1984 si dedica alle condizioni del popolo palestinese all’interno dei territori occupati della West Bank (Cisgiordania) e la Striscia di Gaza. Seguirà tutte le fasi della prima “Intifada” 1987 – 1993 e la seconda 2000 – 2005. Resta ferito tre volte durante gli scontri. Nel 1994 realizza per il tedesco Stern mag. un reportage sui coloni israeliani oltranzisti. Nell’aprile 2002, è tra i pochi ad entrare nel campo profughi di Jenin, sotto coprifuoco durante l’assedio israeliano,alle città palestinesi.
Nel 1989 è inviato in Afghanistan dal Venerdì di Repubblica e ancora clandestinamente a seguito dei “Mujahiddin” per raccontare la ritirata sovietica. Tornerà in quelle aree di nuovo nel 1998 inviato dal settimanale Panorama, con l’intento di incontrare Osama Bin Laden. Intento non andato a buon fine a causa l’inizio dei bombardamenti americani.
Nel 1990, è in Arabia Saudita nella prima “Gulf War” con il primo contingente di Marines americani dopo l’invasione irachena del Kuwait. Seguirà tutto il processo dell’operazione “Desert Storm” e la liberazione del Kuwait 27 – 28 febbraio 1991. Nei suoi viaggi attraverso il Medio Oriente, in più occasioni ha focalizzato il suo interesse a raccontare i vari aspetti dell’Islam dal Pakistan al Marocco, Negli anni 90 segue le varie fasi dei conflitti balcanici.
Nel 2000 realizza un reportage sul “Codice Kanun”, l’antica legge della vendetta di origini medievali nella società albanese. In Italia si occupa spesso di casi di mafia, ma anche di eventi come il Palio di Siena che gli varrà il primo premio al World Press Photo 1996 ed altri rilevanti aspetti della società contemporanea.
Dal 1997 l’ obiettivo è anche puntato sulla Sardegna fuori dagli itinerari turistici, tra il sociale e le tradizioni, lavoro già in parte racchiuso in foto-libro.
Nel 2007 è invitato dal Governatorato di Sakhalin (Russia), l’isola ex colonia penale raccontata da Checov, per un lavoro fotografico, sul territorio, illustrando la vita e le attività produttive, a seguito della scoperta di ingenti giacimenti petroliferi. Lavoro divenuto una mostra e un foto libro editato in Russia.
Nel 2012 la prestigiosa casa di gioiellieri parigini “Van Cleef & Arpels” gli commissiona la realizzazione di un lavoro fotografico, in cui descrivere l’operosità attraverso le mani dei loro artigiani, nel confezionare i gioielli più esclusivi del mondo, raccontati in un volume stampato in 35mila copie in nove lingue.
1995 il World Press Photo gli conferisce il terzo premio Day in the Life per il “Neapolitan Wedding story ”
1996 il World Press Photo gli conferisce il primo premio per il Palio di Siena.
1997 l’Istituto Abruzzese per la storia d’Italia contemporanea, gli conferisce il premio “Città di Atri” per l’impegno del suo lavoro sulla Palestina.
2001 il Leica Oskar Barnak Award lo segnala con una Menzione d’Onore per il reportage “Sardegna”
2004 riceve il premio Città di Trieste per il Reportage. I’edizione
2005 riceve il premio: La fibula d’oro, a Castelnuovo Garfagnana (LU)
2005 riceve il premio ” Werner Bischof ” Il flauto d’argento ad Avellino
2006, l’associazioni FIAF lo insigna del titolo “Maestro della fotografia italiana.
2006 vince il premio Bariphotocamera
2007 riceve il premio Benevento
2009 vince il premio San Pietroburgo (Russia)
2009 insignito del premio Antonio Russo per il reportage di guerra, (Pescara)
2013 Vince il primo premio Canon – Mondadori
Ha collaborato e pubblicato sulle maggiori riviste nazionali e straniere: Bunte, Epoca; l’Europeo; Figaro mag; Frankfurter Allgemeine mag; Illustrazione Italiana; Il Venerdì di Repubblica; The Indipendent; Io Donna; Il Sole 24 Ore mag; L’Express; Life; The Observer mag; Panorama; Paris Match; Sette-Corriere della Sera; Smithsonian mag; Stern; Sunday Times; Traveler; Zeit mag;