Borderline – Tre passi nel fotogiornalismo

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Vi invitano alla rassegna:

Borderline

Sala polivalente del Municipio, Via Veneto 2 – Vigonovo (VE)

Il gruppo Mignon di Padova e Frequenze Visive, propongono “Borderline – Tre passi nel foto giornalismo”, una rassegna di incontri e workshop con tre fotoreporter di fama internazionale e che ha come intento quello di fermarsi a riscoprire il senso di una fotografia “autentica”, attraverso i racconti dei fotografi che hanno aderito all’iniziativa.

Questa rassegna rappresenta, inoltre, un’occasione per conoscere questi autori; attraverso i loro racconti apprenderemo le loro esperienze fotografiche e avremo modo di immergerci nelle più diverse espressioni della fotografia.

Con l’occasione, verrà proposto anche un workshop di “Street Photography” con i relatori Ferdinando Fasolo e Giampaolo Romagnosi del Gruppo Mignon.

23 febbraio 2018 – ore 21:00

Incontro con l’autore Franco Zecchin con “Dovere di Cronaca. Fotografare la Sicilia e la mafia tra il 1975 e il 1993”. Ingresso libero.

24/25 febbraio 2018

Workshop “Narrazione visiva di un percorso urbano” relatore Franco Zecchin

10/11 marzo 2018

Workshop La scrittura creativa e non fiction del reale” relatore “Monica Bulaj”

20 aprile 2018 – ore 21:00

Incontro con l’autore Francesco Cito. Ingresso libero.

16/17/18 marzo 2018

Workshop di “Street Photography”; relatori Ferdinando Fasolo e Giampaolo Romagnosi del Gruppo Mignon

Per informazioni ai workshop e alla rassegna: info@mignon.it

Borderline

LIFE, nata alla fine dell’ottocento come rivista umoristica ma trasformata nel 1936 in espressione del fotogiornalismo mondiale, è stata per anni portatrice, nelle sue pagine, di notizie da tutto il mondo. Milioni di persone attendevano l’uscita della rivista per conoscere ciò che accadeva in luoghi lontani. Le pagine di LIFE erano riempite con le fotografie di moltissimi fotoreporter; alcuni non solo inviavano foto, che arrivavano tramite aerei postali dai posti più remoti della Terra, ma impaginavano direttamente i loro servizi corredandoli con didascalie e a volte anche con i testi. Per quasi un ventennio LIFE ha mantenuto la leadership delle riviste fotogiornalistiche, per poi subire gli effetti dell’ascesa inarrestabile del media televisivo a partire dagli anni cinquanta, un ridimensionamento delle uscite dal 1972, ed essere infine chiusa ufficialmente nel 2007. Oggi l’immagine ha sancito la sua vittoria sulla fotografia: veniamo sopraffatti da una quantità innumerevole di pseudo-fotografie, di rappresentazioni della realtà che per la loro natura evanescente e transitoria non riescono ad essere veicolo di interpretazione del reale. I fotoreporter continuano a pubblicare i loro servizi, ma nel corso degli anni si sono dovuti adattare alle esigenze del mercato delle riviste le quali danno sempre meno spazio alla fotografia e alle inchieste di stampo fotogiornalistico che hanno reso grandi riviste come LIFE. Con l’arrivo della televisione è nata l’esigenza di diffondere sempre più velocemente le immagini di cronaca, per soddisfare la sete di notizie in tempo reale cui i fruitori oggi sono abituati. La figura del fotoreporter, durata fino agli inizi degli anni novanta, ha dovuto quindi – tra la scarsità di riviste che pubblicano servizi, la difficoltà oggettiva inviare foto in “diretta”, il doversi gravare delle spese per realizzare i servizi – inventarsi altri modi per veder pubblicato il proprio lavoro. Con l’arrivo del digitale e di internet, poi, si è risolto il problema dell’invio in tempo reale dei servizi, ma oggi assistiamo alla compromissione del rapporto tra notizia e fruitore finale della stessa: non vediamo più fotografie ma immagini, destinate all’immediato oblio, che compaio su schermi di computer e telefonini per poi svanire senza lasciare traccia (cioè appunto pseudo-fotografie, psèudo, dal greco, primo elemento di parole composite che indica che la qualità espressa è soltanto fittizia).

Con l’arrivo del digitale e di nuovi mezzi per fotografare, non è cambiato il rapporto con la fotografia; è cambiato, purtroppo, il nostro rapporto con le immagini, l’uso che ne facciamo. L’enorme quantità d’immagini che ogni giorno sono prodotte e pubblicate nei social-media, sono il riflesso di una progressiva perdita della comprensione del senso della fotografia; l’utilizzo massivo e indiscriminato di immagini, senza filtri di valutazione né formale, né di contenuto, porta all’assoluta confusione e superficialità. Non guardiamo più dentro la fotografia, non ci chiediamo più cosa, chi o perché è stata scattata una foto; la nostra attenzione si è spostata dalla realizzazione/costruzione dell’immagine, intesa come raccolta di un momento vissuto in prima persona, al consumo dell’immagine, nel senso della produzione/pubblicazione immediata di un momento che svanisce per l’esigenza di passare all’immagine successiva, senza che vi sia il tempo della riflessione. Il tutto alimentato certamente dall’abuso dei media, ma fiorito in seno ad un progressivo impoverimento della cultura visiva.

Nella rassegna “Borderline”, abbiamo inviato tre fotoreporter che ci parleranno di questo cambiamento: Franco Zecchin che per anni, assieme a Letizia Battaglia, ha documentato la mafia a Palermo, rischiando più volte la vita per l’esigenza di documentare questa città ferita; Monika Bulaj, che ha svolto e svolge tutt’ora la sua ricerca sui confini delle fedi, minoranze etniche e religiose, popoli nomadi, migranti, intoccabili, diseredati, in Europa e Asia, in Africa e nei Caraibi; e infine Francesco Cito, che ha realizzato reportage in Afganistan, Libano e nei Territori Palestinesi nei quali è rimasto, tra l’altro, ferito durante gli scontri. “Borderline” vuole fermarsi a riscoprire il senso di una fotografia “autentica”, attraverso l’ascolto di tre fotoreporter di fama internazionale; fotografi che, eroicamente, hanno messo e mettono ancora passione per documentare le ingiustizie, i dolori e le fatiche dell’Uomo.

Gli incontri con l’autore si terranno dalle ore 21,00 presso

Sala polivalente del Municipio, Via Veneto 2 – Vigonovo (VE)

INGRESSO LIBERO

 

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