Fin dal suo esordio “l’Espresso” scelse come segno distintivo l’immagine – ingrandita, enfatizzata, esaltata, comunque d’autore – quasi a voler dire: di ogni avvenimento le firme di questo settimanale vi daranno un diverso punto di vista, illumineranno un dettaglio, forniranno un’interpretazione nuova. In più di sessant’anni di vita – il 2 ottobre scorso è stato ricordato il primo numero del 1955 – “l’Espresso” non è mai venuto meno a questo impegno e nel suo archivio è rimasto il meglio della fotografia italiana e internazionale.
Oggi una larga selezione di quelle fotografie vengono esposte al pubblico, in un percorso tematico a sottolineare momenti diversi della storia italiana. Dagli anni del boom economico a quelli della contestazione giovanile ed operaia; dalla caduta del muro di Berlino ai muri di oggi; dai misteri agli scandali, alla grande stagione di “mani pulite” sino ad arrivare alle mafie di ieri e di oggi. Le testimonianze sulle battaglie per i diritti civili e per la tutela dell’ambiente: ogni fotografia è un programma culturale e politico, a volte compiuto, sovente disatteso.
Per l’esposizione a Palazzo Reale, sono state aggiunte una sezione dedicata interamente a Milano Capitale, un viaggio attraverso i nomi che l’hanno fatta grande in una evoluzione culturale, politica, sociale ed urbanistica a partire dagli anni Cinquanta sino al successo dell’Expo di Giuseppe Sala e Giuliano Pisapia.
In mostra circa 450 immagini – molte originali ed esclusive – scattate da maestri della fotografia e notissimi reporter: da Mauro Vallinotto a Gilles Caron, da Letizia Battaglia a Nick Ut; e poi Uliano Lucas, Massimo Vergari, Angelo Palma, Franco Zecchin, e le firme di vecchie agenzie scomparse come Sygma, Gamma, Grazia Neri o ancora attivissime come Magnum, Contact Press, Agence VU.
Sarà possibile rivedere, riemerse dagli archivi, foto storiche stampate appositamente per il settimanale, come quelle di Dana Stone, grande reporter di guerra, ucciso a 32 anni dai khmer rossi dopo aver documentato gli orrori del Vietnam e della Cambogia; il “dietro le quinte” del cinema italiano degli anni Sessanta; quelle più recenti scattate da Massimo Sestini nel mare di Lampedusa, da Alex Majoli subito dopo la strage del Bataclan e da Andrea Jemolo per l’Expo di Milano; o ancora i grandi servizi dei giovani fotografi che oggi lavorano per “l’Espresso” come Paolo Pellegrin, il premio Pulitzer Manu Brabo, Fabio Bucciarelli, Simone Donati, Gianni Cipriano.